Povertà, Gazzi, «per contrastarla rafforzare il servizio sociale professionale sul territorio»

Roma, 29 maggio 2018. “Una modalità irrinunciabile per tentare di combattere realmente la povertà è rappresentata da una seria e convinta politica di rafforzamento – sul territorio e con il territorio – dei servizi sociali e del servizio sociale professionale: ogni proposta volta a contrastare la povertà deve prevedere il loro essenziale coinvolgimento.”

Lo ha detto il Presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, intervenendo al convegno “Avanti il Prossimo –  politiche e azioni di prossimità, per il contrasto alla povertà” organizzato dalla Fondazione Ebbene in collaborazione con l’Istituto italiano per la Donazione, l’Alleanza contro le povertà in Italia, il Forum nazionale delle associazioni familiari e lo stesso Consiglio nazionale degli assistenti sociali.

“Andiamo ripetendo da tempo –  e siamo in questo senso confortati dal rilevare che anche gli altri attori impegnati contro la povertà concordano con noi – che questa condizione non si supera solo con lo strumento del lavoro in sé, in quanto in grado di produrre un reddito: quindi è necessario ad esempio, il rafforzamento dei Centro per l’impiego ma ci si ricordi sempre che, da sola, questa misura non basta se non viene correlata al potenziamento dei servizi sociali sul territorio”, dice ancora Gazzi.

“La povertà – per il presidente degli assistenti sociali italiani – è un fenomeno, una condizione, complessa e multiforme che assume mille sfaccettature: è misurabile in modo oggettivo ma è anche, frutto di tutta una serie di variabili difficili da cogliere, tali da rendere ogni situazione differente dall’altra e quindi difficilmente immediatamente intellegibile. Ecco perché, per vincerla o quanto meno contrastarla, serve un mix di interventi che chiamano in causa la formazione, il territorio, le relazioni, l’accompagnamento, le politiche per la casa e la famiglia, e così via. Un approccio, dunque, multifattoriale e, conseguentemente, una risposta multiprofessionale. Soprattutto gli interventi devono potersi caratterizzare dalle capacità e dalle competenze dei professionisti nell’interfacciarsi con le persone ed essere in grado di coglierne, per valorizzarli, i punti di forza anziché mitigare i punti di debolezza.”

“Credo anche necessario sottolineare –  conclude Gazzi –  che uno degli indicatori da tenere sotto costante controllo sia quello rappresentato dalla disuguaglianza, cresciuta in questi anni non tanto e non solo perché i ricchi sono diventati più ricchi quanto piuttosto per la forte riduzione dei redditi delle persone povere e di quella che un tempo veniva definita come classe media; e la debole fase di ripresa che si sta registrando da qualche mese non riesce ancora a raggiungere come sarebbe auspicabile proprio i redditi più bassi.” 29