Roma, 24 gennaio 2019. “La triste vicenda dello sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto, soprattutto nelle sue modalità, conferma una volta di più che i timori espressi da esponenti delle istituzioni, del volontariato, da associazioni e da semplici cittadini sulla profonda ingiustizia e disumanità che permea come un veleno il Decreto sicurezza, annullando ogni forma di pietà e di umanità nei confronti di essere umani considerati come numeri e trattati in totale disprezzo, sono fondati. Quanto visto umilia l’anima del nostro Paese: sono stati lesi i diritti fondamentali di quelle persone così come sanciti nella nostra Carta Costituzionale, costrette in poche ore ad abbandonare quelle poche certezze circa il loro futuro vedendo spezzato il percorso di inclusione e integrazione da tanti di loro faticosamente iniziato in una prospettiva di vita migliore”.
Così, Patrizia Favali, Presidente del Consiglio regionale del Lazio degli Assistenti sociali, commenta lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto.
“Abbiamo assistito – dice ancora – ad un avvio di “trasferimento”, che sarebbe più congruo chiamare deportazione, con persone condotte in altre Regioni, altre letteralmente gettate in strada: molte andranno ad ingrossare le file degli invisibili e dei disperati, tante saranno facili prede di una malavita sempre pronta a reclutare nuova manovalanza sfruttando spaesamento e disperazione”.
“I migranti, gli operatori, il Comune di Castelnuovo di Porto non sono stati né informati per tempo, né coinvolti nei trasferimenti che, per la loro repentinità, hanno reciso percorsi scolastici, lavorativi, relazionali che cercavano di ricostruire l’identità e il futuro di persone e famiglie già provate da un percorso migratorio traumatico”.
“Gli assistenti sociali del Lazio – conclude Favali – sono sbalorditi per l’inaccettabile violazione di ogni elementare diritto dei migranti del Cara di Castelnuovo di Porto e denunciano che l’importante lavoro compiuto da centinaia di volontari e di operatori del sociale viene irrimediabilmente spazzato via comportando anche la perdita di posti di lavoro per quanti si sono impegnati in questi anni a far sì che i migranti siano considerati e si sentano, prima di tutto, persone”.