L’eco del nome “Leone XIV” risuona con una forza che affonda le radici in un passato di impegno sociale e di guida ferma. Come per il pontefice che lo ha ispirato, Leone XIII, il cui magistero illuminò le oscurità della questione operaia con la Rerum Novarum, anche la figura paterna, nel suo significato più profondo, incarna un nucleo di responsabilità sociale e di protezione dei più vulnerabili. Se Leone XIII fu il “Papa dei lavoratori”, ogni padre, a suo modo, è chiamato a essere il “padre della sua famiglia”, un pilastro di sostegno, giustizia e amore in un piccolo, ma fondamentale, nucleo sociale.
La scelta del nome “Leone” non evoca solo l’impegno per la giustizia sociale, ma anche la fermezza di San Leone Magno, pastore coraggioso di fronte alle avversità. Allo stesso modo, la paternità autentica richiede una forza morale incrollabile per affrontare le sfide quotidiane, per proteggere i propri figli dalle “orde” delle difficoltà e per guidarli con decisione verso un futuro di integrità e benessere.
E qui si inserisce, con una naturale affinità, il mondo degli assistenti sociali e delle assistenti sociali. Essi sono, in un contesto più ampio e spesso segnato da fragilità, i “padri e le madri” di comunità, coloro che si fanno carico delle vulnerabilità, che tessono reti di sostegno e che lottano per la giustizia sociale sul campo. Proprio come Leone XIII si fece voce degli ultimi, gli assistenti sociali danno voce a chi non ne ha, si ergono a difesa dei diritti calpestati e lavorano instancabilmente per costruire ponti di inclusione e di dignità.
L’esperienza missionaria di Robert Francis Prevost, ora Leone XIV, in Perù, ci ricorda come la vera paternità, sia essa spirituale o familiare, trascenda i confini geografici e culturali. Essa si fa ponte tra mondi diversi, accogliendo le peculiarità di ogni individuo e di ogni contesto. Allo stesso modo, le assistenti sociali e gli assistenti sociali sono chiamati a operare con sensibilità interculturale, comprendendo le diverse realtà e costruendo relazioni di aiuto che tengano conto delle specificità di ogni persona e di ogni famiglia.
Il parallelismo tra la figura del Pontefice e quella del padre di famiglia, arricchito dalla lente del lavoro degli assistenti sociali, ci invita a riflettere sulla responsabilità intrinseca che lega ogni individuo alla cura e al benessere degli altri. Che si tratti della guida spirituale di un gregge, del sostegno affettivo ed economico di una famiglia o dell’intervento professionale a favore di chi è in difficoltà, il filo conduttore è lo stesso: un impegno profondo per la giustizia, la protezione e la costruzione di un futuro più umano e solidale.
In questo senso, l’auspicio per il pontificato di Leone XIV, unito a una rinnovata consapevolezza del ruolo paterno e del prezioso lavoro degli assistenti sociali, si traduce in un desiderio comune di “Habemus Patrem” in ogni ambito: una guida saggia e coraggiosa, capace di costruire ponti di pace e di promuovere un’autentica giustizia sociale, a partire dai nuclei familiari fino alla comunità globale.